Verso l’Alto
Capita ad ognuno di noi, credo, di avere un brano del Vangelo preferito, a cui si è legati e le cui parole risuonano nella mente come un martello battente. Il brano del Vangelo di Marco 6, 24 – 32 da sempre ha occupato un posto privilegiato nel mio vivere quotidiano. Perché? Quello che l’evangelista vuole sottolineare è la capacità di abbandonarsi in modo fiducioso nelle braccia del Padre, Colui il quale tutto può e a cui nulla è impossibile. Quest’abbandono filiale vuole farci comprendere che il nostro Dio non ha terminato la sua opera con la creazione del mondo e dell’uomo, ma la continua attraverso la Sua Provvidenza. Dio è un Padre provvido, ma il più delle volte, da uomini e soprattutto da giovanissimi di AC troviamo difficile comprendere tutto ciò. Capire, toccare, vivere, sperimentare la potenza santificante ed operante di Gesù Cristo il più delle volte sfugge alle nostre capacità. Quale può essere il motivo? Viviamo in una società che mira all’esteriorità, mira a far prevalere l’immagine sulla sostanza. Proviamo a pensare a quello che ci presenta il mondo della televisione, la politica, a quello che ci offrono i social network. Apparire oggi diventa vitale per coloro i quali non si sentono ben accolti e compresi da chi vive accanto a loro. Apparire è vitale per coloro i quali badano al superfluo e non vanno, in ogni situazione di vita, al cuore, all’essenziale. Essenziale. Che parolone! Parlare di essenziale è difficile per noi, basti pensare da subito ad una nostra giornata tipo. Appena apriamo gli occhi abbiamo già la mente piena di orari e di appuntamenti: la scuola, l’ufficio, la piscina, lo sport, ed altro. E poi si arriva a sera distrutti dopo aver affrontato affannosamente un’altra giornata, dopo aver fatto di tutto, di più, ma forse dopo aver tralasciato l’essenziale: vivere il Vangelo, sentire accanto il Signore, cibarsi del Suo Corpo, vivere la Sua Parola.
Cristo si è Incarnato, ha assunto la dimensione umana, facilitando così il nostro incontro con Lui in tutti i luoghi del nostro vivere, dalla palestra all’ufficio. Ma corriamo il rischio a volte di preferire i nostri impegni a Lui. Domandiamoci nel segreto del nostro cuore: Cristo è al centro della mia vita? È da Lui che tutto ha inizio? È a Lui che tutto mi conduce? Cos’è per me “superfluo” e cos’è per me “essenziale”? Cosa sono le cose che per me contano davvero? Spogliamoci di tutto ciò che ci appesantisce, togliamo dal nostro cuore tutto quello che rende la nostra fede apparenza e non sostanza, parole e non opere.
Questo nostro mondo ha bisogno della Verità. Noi che abbiamo compreso chi è l’Amore, noi che lo abbiamo conosciuto ed identificato in una persona, Gesù di Nazareth, non possiamo tenerlo per noi. Dobbiamo annunciarlo, dobbiamo farlo vivere nelle nostre famiglie, nei nostri ambienti lavorativi, dobbiamo essere il riflesso dell’amore di Dio. Riusciremo a fare ciò soltanto nel momento in cui vivremo l’essenziale. Cosa può essere l’essenziale per un membro dell’AC? Riscoprire la propria fede, attraverso le perle preziose lasciate da Cristo alla sua Chiesa: il Suo Corpo, la vita sacramentale e la preghiera, per vivere da cristiano autentico nella società.
Ognuno di noi sa e ricorda bene in che modo il Signore lo ha chiamato a seguirlo, ricorda il modo in cui lo ha sedotto. Facciamo memoria della sua infinita misericordia che ha operato nei nostri confronti. Lodiamolo e benediciamolo. Anche quando nella nostra vita tutto sembra andare giù, contro le nostre aspettative, quando tutto sembra morire, quando tutto sembra sterile, ricordiamoci che Tutto è grazia, che tutto da Lui proviene e a Lui tutto deve ritornare. Se Lui è presente nella nostra vita tutto diventa più facile, tutto assume un altro significato.
Ricordiamoci che Gesù da noi non vuole nulla di straordinario, di impossibile. Vuole soltanto che da figli e da creature ci lasciamo guidare dalla Sua infinita Sapienza, dal Suo Eterno Amore. Vuole e pretende, nel momento in cui diciamo il nostro Si al Suo Amore. Abbiamo detto si, liberamente. Ora sta a noi camminare nella sua Luce. Se abbiamo detto di si non possiamo tornare indietro, diamo tutto di noi per spogliarci del superfluo, in modo da diventare santi e cambiare il mondo con l’amore e la preghiera. Vorrei riportare il motto di un Beato a noi molto caro, PierGiorgio Frassati: Verso l’Alto. Quando scrissi il testo per l’inno a Lui dedicato e composto ad Oropa, luogo da lui amato, mi muoveva un sentimento di pace e beatitudine al pronunciare questa frase. La vita con il suo percorso un po’ complicato, ma bello, ci porta il più delle volte a scoraggiarci, a vedere tutto in modo orizzontale, piatto. Impariamo a guardare Verso l’Alto lì dove tutto è possibile, dove Dio è visibile. Se le vicende della vita ci attanagliano, alziamo lo sguardo lì dov’è la nostra meta. Siamo chiamati a diventare santi non dimentichiamolo. Tutto ciò ha bisogno però di un elemento essenziale: l’apertura del cuore. È un esercizio che inizieremo a fare da oggi, pregando gli uni per gli altri. Apri il tuo cuore e fallo danzare.
Don Mario