I terreni del Seminatore
Carissimi,
il mese scorso, prendendo in considerazione la parabola del Seminatore (Mc 4,2b-9), mi sono soffermato sul gesto carico di speranza che compie il protagonista del racconto: “Il seminatore uscì a seminare”. Non importa cosa e quanto semini; importa il “seminare”.
Il terreno si rivela per quello che è dopo la seminagione. La Parola di Dio viene seminata ovunque, viene quasi “sprecata”, ma bisogna avere il coraggio di compiere numerosi gesti apparentemente inutili, senza calcolare prima l’eventuale frutto e dando tempo al terreno per interagire con la semente.
I primi tre terreni su cui cade il seme, vengono descritti con un crescendo del fallimento: il seme viene “rubato” prima ancora di potersi sviluppare, o viene bruciato quando è appena germogliato, o la pianta cresciuta, viene soffocata. Nei primi tre terreni il seme incontra il fallimento. Solo nel quarto terreno porterà frutto. Le prime tre scene sembrano insistere sull’inutilità della fatica del seminatore (cioè dell’evangelizzatore) e sull’insuccesso quasi totale del seme (cioè della Parola). Se la parabola finisse a questo punto, verrebbe da pensare che non vale la pena impegnarsi ad annunciare il Vangelo.
Ma c’è una quarta scena che descrive un crescendo di successo del seme; un triplice rendimento (“ora il trenta, ora il sessanta, ora il cento per uno”), tale da compensare il triplice fallimento precedente.
Gesù ci spiega il significato dei terreni destinatari del seme (Mc 4,13-20). Al primo terreno (la strada), appartengono le persone che non accolgono la Parola. Persone distratte da altri interessi, chiuse completamente dinanzi al Vangelo. Dove c’è il “vuoto”, la non accoglienza, accorre Satana a prendere possesso del luogo disabitato (cfr. Mt 12,43-45). Quelli del terreno pieno di pietre vengono identificati come “incostanti”, “provvisori”. Chi non ha radice, né profondità è “provvisorio”, precario. Le tribolazioni, le persecuzioni, soffocano il seme. Le tribolazioni non vengono solo dall’esterno (derisioni, ostacoli, chiusure intorno a noi), ma anche dall’interno, da cause psicologiche, fisiche, morali che spesse volte scoraggiano e gettano in uno stato di inutilità.
Al terzo terreno (pieno di spine), appartengono coloro che ascoltano la Parola ma le preoccupazioni del mondo, cioè le inquietudini, le ansie, gli affanni e l’inganno delle ricchezze non permettono alla Parola di fruttificare.
Sul terreno “buono” mi soffermerò il mese prossimo.
Per ora mi piace sottolineare che l’insuccesso è parte della storia, ma la parabola suggerisce la necessità della fiducia. L’inatteso successo finale ripaga la fatica.
Un caro saluto a tutti voi.
Don Dario