Hallowen o Holywin?
“Disfiamoci di Halloween, festeggiamo ognissanti e i nostri morti”. Afferma Maria Rita Parsi, voce laica e Presidente della Fondazione Movimento Bambino e membro della commissione ONU per i diritti dei fanciulli. In una intervista pubblicata su Avvenire del 31 ottobre 2014 la Prof.ssa, psicoterapeuta, dice “basta a questo scempio finalizzato al solo consumo”. La moda di Halloween sembra ormai irresistibile e tutti gli anni, puntualmente, si ripete l’invasione di zucche vuote e soprattutto allestimenti horror, sangue e mostri che accompagnano un rito commerciale e superficiale. Esso ha contagiato bambini, ragazzi e genitori, i quali si affannano a rincorrere quanto c’è di più macabro. “Questa idea delle zucche vuote mi pare una metafora di ciò che stiamo imponendo ai nostri figli”, aggiunge ancora la prof.ssa Parsi, “è una festa che si consuma e basta, non porta e non significa nulla, è divertimento” … “purtroppo i genitori giovani non hanno l’attenzione e la cultura per opporsi, non conoscono nemmeno loro le tradizioni vere.”
La festa cristiana di tutti i santi ed il ricordo dei defunti, nel giorno successivo, sono invece valore autentico da vivere e celebrare. I santi ci ricordano che la santità è ancora possibile e proprio la luce dei santi ci indica la morte, come parte della vita da accettare nel nome di Gesù che ha vinto la morte. Per tentare di capire qualcosa di più facciamoci aiutare dai racconti della tradizione irlandese.
La parola halloween ha origine anglosassone e probabilmente deriva da una contrazione della frase “All Hallows Evening” (in inglese arcaico All Hallows Day, moderno All Saints) che tradotto significa la notte di ognissanti. Questa notte nella tradizione Irlandese, coincideva con l’inizio dell’inverno ed era legata alla festa celtica di Samhain (capodanno celtico). <<Era un momento di contemplazione gioiosa, in cui si faceva memoria della propria storia, della propria gente, dei propri cari, in cui si celebrava la speranza di non soccombere alle sventure, alle malattie, alla morte stessa, che non era l’ultima parola, se era vero che i propri cari, almeno una volta l’anno, potevano essere in qualche modo presenti. Nella magica notte di Samhain non erano le oscure forze del caos che riportavano nel mondo i morti, ma il ricordo e l’amore dei vivi che li celebravano gioiosamente>> (La notte delle zucche. Halloween: storia di una festa di P.Gulisano e B.O’Neill).
Halloween è allora una festa pagana o cristiana? Cosa è bene fare per educare i ragazzi a sani stili di vita? Incoraggiare o opporsi alla celebrazione di Halloween?
Il passaggio da Samahin ad Halloween manifesta un atteggiamento tipico del cristianesimo che non
disprezza mai quanto gli preesiste storicamente, ma ne sa cogliere il valore per riproporlo alla luce della pienezza di vita che proviene dal vangelo.
<< La tradizione celtica manifestava il desiderio che la morte non fosse l’ultima parola sulla vita umana e testimoniava, a suo modo, la speranza nell’immortalità delle anime. Il cristianesimo comprese che la propria convinzione della costante presenza ed intercessione della chiesa celeste, della comunione dei santi che già vivono in Dio, poteva rinnovare dall’interno l’attesa ed il desiderio che la tradizione di Samhain celebrava. La resurrezione di Cristo era l’annuncio che la presenza benedicente dei propri defunti non era pura illusione, ma certezza dal momento che noi, i viventi di questa terra, viviamo accompagnati dal Cristo e da tutti i suoi santi. Samhain divenne così Halloween. In epoca vittoriana furono gli strati più elevati della società ad impadronirsi della festa: era di moda, in America, organizzare feste, soprattutto a scopo benefico, la notte del 31 ottobre. Era necessario tuttavia, perché Halloween fosse bene accetta in società, eliminare ogni riferimento di tipo religioso, in particolare la visione della morte, amplificando i giochi e la parte scherzosa e ludica della festa. Poi, contrariamente alla tradizione macabro-romantica del gusto e della letteratura, la ‘festa dei morti’ di ancestrale tradizione celtica, perduta la sua giustificazione cristiana, si trasformò in una specie di celebrazione dell’oscurità, della magia, con contorno di streghe e demoni. La solidarietà tra le generazioni, tra i morti e i vivi, aveva lasciato posto ad un terrore cupo e gotico della morte. Halloween subì un processo di ‘decattolicizzazione’, e anche di ‘deceltizzazione’. Gli antichi miti celtici di rigenerazione erano stati spazzati via dalla nuova visione orrorifica, estremamente moderna nel suo essere allo stesso tempo scientista, positivista e affascinata dall’elemento magico-occultistico>>.
È utile a questo punto soffermarsi brevemente a cogliere alcune implicanze educative in questa
ricostruzione storica. I bambini (e forse anche gli adulti) non devono avere paura dei santi e dei morti, ma possono imparare a confidare nell’assistenza di coloro che sono già in cielo, possono inoltre imparare che esiste un modo per amare chi non è più su questa terra e che esso consiste nel pregare per loro.
La solennità di Tutti i Santi può essere, allora, occasione per una riscoperta degli antichi motivi che hanno dato origine a questa tradizione, liberandola dalla dimensione puramente consumistica e commerciale che Halloween ha portato e, soprattutto, estirpando la patina di occultismo cupo dal quale è stata rivestita. Si faccia festa e si spieghi chiaramente che si festeggiano i morti e i santi, l’avvicinarsi dell’inverno, il tempo di una nuova stagione e di una nuova vita. Ci si impegni in modo positivo e perfino simpatico affinché i bambini vengano educati a considerare la morte come evento umano, naturale, di cui non si debba aver paura. Holywin, la santità vince!
(Liberamente tratto da: “La notte di Halloween e la festa cristiana dei santi: opposizione o continuità? Appunti in chiave educativa per la scuola e la catechesi in forma di recensione a La notte delle zucche. Halloween: storia di una festa di P.Gulisano e B.O’Neill di Andrea Lonardo”)
Giuseppe Schiumerini