Il carisma dell’Azione Cattolica
Nell’udienza generale del 1° ottobre scorso Papa Francesco, richiamando il capitolo 12 della Prima lettera ai Corinzi, si è soffermato sui carismi, sorti nella Chiesa per dono di Dio, e ha richiamato l’attenzione sul fatto che “tutti i carismi sono importanti agli occhi di Dio, e allo stesso tempo, nessuno è insostituibile“. Il carisma dell’Azione Cattolica, attualmente espresso dall’art. 1 del nostro Statuto, è l’impegno ad agire in “forma comunitaria ed organica e in diretta collaborazione con la Gerarchia, per la realizzazione del fine generale della Chiesa“. Per questo motivo il modo tipico e proprio dell’Azione Cattolica è l’azione associata, ovviamente senza nulla togliere all’importanza dell’azione individuale.
Purtroppo, dopo il lungo periodo (dal 1970 in poi) nel quale si è esaltata soltanto la formazione individuale (e si è trascurata l’azione comunitaria e organica per annunziare il Vangelo alla società e nella società), non è facile individuare e realizzare le modalità pratiche per attuare questo impegno all’esterno dei muri delle chiese e delle nostre sedi.
Oltre a ciò si è fortemente indebolita anche la formazione individuale, perché si è quasi eliminato il mezzo formativo più importante, cioè l’esperienza comunitaria di formazione. Come è noto, infatti, la vita e l’attività di gruppo (in famiglia, nella scuola, nello sport, nelle attività di lavoro ecc.) è essenziale per lo sviluppo di qualsiasi abilità. Nessuno imparerebbe a parlare, se vivesse da solo; nessuno saprebbe guidare l’automobile se non vedesse altri farlo e e non imparasse con una guida al fianco e così via. Anche la nazionale italiana di calcio sta vivendo momenti difficili da quando l’eccessivo ricorso a giocatori esteri impedisce a molti giovani talenti italiani di compiere la indispensabile esperienza di gioco nelle squadre di serie A e B.
Quale conclusione possiamo trarne per l’Azione Cattolica?