AC…en salida!
Weekend formativo per Consigli diocesani e consigli parrocchiali dell’Azione cattolica della Calabria
“…en salida!” dalla lingua spagnola, cara a Papa Francesco, si traduce “…in uscita!” Non si tratta di un gioco di parole ma del sogno missionario di Papa Francesco per trasformare tutto e arrivare a tutti! In uscita…en salida, quasi come “salita” termine che suona in italiano come un cammino che procede dal basso e che porta con se la fatica del rimanere con lo sguardo rivolto verso l’alto! Uscire è il verbo che il Santo Padre utilizza per invitare a rendere testimonianza della Speranza che è in noi, popolo di Dio.
“AC…en salida!”, dunque, il tema che la delegazione Regionale di Azione cattolica della Calabria ha scelto per animare il weekend formativo vissuto, il 21 e 22 febbraio, da più di 100 consiglieri diocesani e parrocchiali dell’Azione cattolica convenuti a Falerna (CZ) da tutte le dodici diocesi calabresi, nelle quali è presente l’Azione cattolica. L’apertura del weekend formativo è stata affidata al vice-presidente della Conferenza Episcopale Calabra S.E. Mons. Francesco Milito, Vescovo della diocesi di Oppido Mamertina-Palmi.
Nel suo saluto Mons. Milito ha ribadito l’affetto per l’Azione cattolica ed ha ricordato a tutti i presenti che la formazione in Azione cattolica è sempre un momento importante per riqualificare lo specifico impegno di apostolato laicale nella Chiesa. La “duegiorni”, cooordinata dalla delegata regionale di AC della Calabria Stefania Sorace e da tutta la delegazione regionale di Azione cattolica della Calabria, ha avuto il contributo di Matteo Truffelli, Presidente Nazionale dell’Azione Cattolica. Nei sui interventi, di apertura e chiusura dei lavori, Matteo ha ricordato i tre verbi consegnati da Papa Francesco all’Azione cattolica: RIMANERE – ANDARE – GIOIRE.
L’Azione cattolica ha il compito di fare sintesi tra la fede e la quotidianità, tra la domenica – giorno in cui incontriamo il Signore con la comunità – ed il lunedì che è l’andare per il mondo cercando di leggere le attese, le ricchezze, le fatiche dell’uomo. Uscire…en salida! sapendo dove si va, consapevoli che il primo passo è …stare fermi! Ossimoro utilizzato da Matteo Truffelli per ricordare che la prima azione da compiere è fare esperienza del Signore, rimanere in Lui avendo cura appunto dell’interiorità, elemento fondamentale del cammino cristiano. Interiorità che non vuol dire ritirarsi dalla vita quotidiana ma vivere l’essere associazione di laici con la passione dell’evangelizzazione, per essere gioiosi apostoli-missionari del Signore Gesù (EG, 78). La missione non è un compito tra i tanti dell’Ac, ma è il compito! Se la Chiesa non vive la missione viene meno nella sua essenza perché perde la sua ragione d’essere. Il Presidente nazionale dell’Azione cattolica ha posto anche alcuni interrogativi. Uscire: ma cosa abbiamo da offrire?
L’Azione cattolica, aperta agli orizzonti dello Spirito perché il centro deve essere sempre Gesù, deve saper essere espressione di una Chiesa animata da una forte passione per la vita della gente per contribuire alla trasformazione della società e orientarla al bene. Ma di cosa hanno bisogno le persone? Questa è la domanda che anima un sano discernimento pastorale da fare insieme ai Pastori ed ai presbiteri e che invita a non camminare da soli nella comunità ecclesiale (EG, 33). Confrontarsi, ascoltare le ragioni degli altri senza pregiudizi formando le persone per rimanere nel mondo, senza farsi sommergere.
Per l’Azione cattolica uscire è abitare il territorio e le sue trasformazioni non abbandonando la parrocchia, ma avendo ben presente il suo confine per fare esperienza di una Chiesa che cammina insieme nella gioia di chi ha incontrato il Signore, anche nelle condizioni di “povertà”. Il weekend ha anche offerto lo spunto per aiutare a riflettere, con la dinamica laboratoriale i responsabili dell’Azione cattolica provenienti delle diverse realtà territoriali calabresi, su tre grandi ambiti che interessano la missione della Chiesa nella nostra Calabria: AC e realtà ecclesiali, AC e territorio per valorizzare il locale, AC e stili di vita. Queste tre declinazioni sono tra loro collegate perché l’Azione cattolica ha scelto la Chiesa locale per vivere lì dove è l’uomo, per essere corresponsabili nel tempo e nella Chiesa in quel territorio dove siamo chiamati a vivere.
Dalle riflessioni compiute possiamo concludere che all’Azione cattolica è chiesto di impegnarsi ad aiutare le persone ad occuparsi della vita quotidiana, in quel tempo ed in quel territorio senza chiudersi, consapevoli della realtà che ci circonda per rispondere alle trasformazione del nostro tempo. Per questo vivere l’Azione cattolica in parrocchia, nella nostra Chiesa diocesana, vuol dire prendersi cura e accompagnare anche i parroci per condividere le responsabilità e compiere come Chiesa quei piccoli gesti che rifiutano la localizzazione dell’indifferenza e la chiusura nei propri recinti. La Chiesa ha bisogno di offrire gesti concreti e riscoprire, in chiave missionaria, che si può donare “a fondo perduto”: “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date” (Mt 10,8), invito a spendersi nel mondo senza riserva, con un reale impegno per l’applicazione del Vangelo alla trasformazione della società (EG 102).
Giuseppe Schiumerini
(Articolo uscito su “Parola di Vita” del 26 febbraio 2015)