Dialogo: famiglia e matrimonio
Come già affermato in un precedente intervento, il dialogo, inteso come impegno per capire e farsi capire nei rapporti sociali, è possibile se si fonda sulla fiducia reciproca nella capacità di ragionare su fatti comunemente accettati. Nel dialogo tra credenti e non credenti questa fiducia reciproca può essere fortemente danneggiata se il credente parte soltanto da premesse teologiche, e non accolga altro, e se il non credente è convinto che chiunque abbia una fede religiosa sia un sempliciotto credulone.
Per superare queste difficoltà è perciò opportuno che nel dialogo il cristiano studi e presenti anche le motivazioni sociali ed eventualmente scientifiche relative ai problemi in discussione. Il cristiano sa, infatti, che Dio è insieme sia il creatore dell’universo e delle leggi naturali dalle quali esso è retto, sia l’autore della legge morale che ha dato all’uomo. Pertanto la legge morale ha sempre riscontri scientifici e sociali.
Oggi, per esempio, la famiglia nata dall’unione di due persone di sesso diverso (matrimonio), uomo e donna, è sotto attacco, perché c’è chi sostiene l’idea che anche l’unione tra due persone dello stesso sesso sia ugualmente un matrimonio perché il valore non è dato dal sesso ma dalla convinzione intima di ciascuno.
Per far accettare questa concezione, i sostenitori di questa tesi usano non il termine sesso, che indica un fatto biologico, ma il termine gender(genere, in lingua inglese), che indica un termine usato negli studi grammaticali, e quindi non legato a un fatto biologico, ma (secondo i suoi sostenitori) a una scelta personale. E ovviamente, in questo caso, ciascuno sarebbe libero di scegliere e anche di cambiare il suo ruolo sociale.
L’unione tra persone di sesso diverso nei rapporti di tipo amicale, commerciale, politico, artistico ecc. esiste da sempre e quindi non è una novità. La novità, invece, è costituita dalla trasformazione del significato delle parole, che renderebbe incomprensibile anche il linguaggio, e quindi ostacolerebbe la comunicazione personale e sociale. Questo fatto è già avvenuto recentemente per altri termini. In passato i termini fidanzamento, convivenza, matrimonio avevano un significato chiarissimo e ben definito e indicavano tre rapporti sociali diversi. Oggi invece sono stati confusi e non si comprende il loro significato. Nel tentativo di renderli omogenei si usa spesso il termine di compagno. Ma la confusione resta, perché non indica nulla di preciso. Altrettanto succederebbe se si cambiasse il significato del termine matrimonio.
In ogni caso, qualunque sia il termine usato, resta inalterato il dato biologico, legato a dati scientifici precisi e controllabili: cioè agli organi maschili o femminili di ciascuno e alla composizione dei cromosomi presenti nelle cellule di ogni singola persona.
(La trattazione proseguirà nella prossima settimana)