Discussione sui “Diritti civili”
Mentre in Parlamento iniziava la discussione sul testo dei “Diritti civili” la Zanzara giaceva su un letto di ospedale per ricevere le gocce salutari preparate dall’ingegno umano (nel quadro delle leggi naturali date da Dio all’Universo da Lui creato).
E la memoria riandava alle lotte dei pochi gruppi di cattolici impegnati negli anni ’70 a difendere la “famiglia fondata sul matrimonio” (Costituzione Italiana) dagli attacchi delle leggi sul divorzio e sull’aborto, presentate ai cittadini italiani come difesa delle “povere” persone che soffrivano perché venivano loro negati alcuni “diritti“.
La maggioranza dei cittadini cattolici non si mosse perché animata da “comprensione” (“poverini!” e “se lo vogliono, lo facciano, noi non lo faremo“) e i pochi difensori furono considerati “oscurantisti” (mi limito). Oggi vediamo le conseguenze già allora ampiamente presentate agli italiani: aumento fortissimo delle “convivenze“, forte riduzione delle nascite, e timore del matrimonio. E meno male (scusate questa infelice espressione) che le popolazioni dell’Africa e dell’Asia, che si muovono per la povertà e le guerre, si stiano spostando in Europa e coprano i vuoti giovanili prodotti da divorzio, aborto e convivenze. Senza di questo spostamento le attività lavorative rimarrebbero senza mano d’opera, e non si potrebbero pagare nemmeno le pensioni.
Oggi, la proposta sui cosiddetti “diritti civili“, se approvata così com’é, rovinerà definitivamente la famiglia e le conseguenze saranno ancora peggiori. E non sono un “gufo“: basta confrontare i numeri degli anni ’70 sui fenomeni familiari con i numeri di oggi, per rendersi conto di quali saranno quelli del futuro. La “Zanzara” non ci sarà, ma piange per gli italiani del futuro.
Che Dio ce la mandi buona, ma che i Cattolici lo ascoltino già da oggi. E non si nascondino inutilmente dietro qualche dito.
Cosa possiamo fare oggi? Nel 1946-1948 la Chiesa affidò i compiti sociali di allora ai fedeli laici guidati dalla forza unificante dell’Azione Cattolica (unica aggregazione esistente), e i risultati si ebbero. Oggi lo stesso compito potrebbe essere affidato ai Consigli diocesani e parrocchiali delle aggregazioni laicali. Perché Diocesi e parrocchie non iniziano ad affidarlo?