Animatori adulti …da oscar!
…come lavora un animatore adulti?! Come si fa a mettere insieme esigenze spesso tanto diverse!? Dalle esperienze delle parrocchie emerge sempre più chiara l’esigenza che il gruppo adulti sia un’esperienza sempre più partecipata dal basso in cui l’animatore non dovrebbe mai restare da solo ma è chiamato a creare dei circuiti di corresponsabilità che diventino un vero e proprio esercizio di comunità.
In questa prospettiva gli animatori adulti hanno vissuto, domenica 6 marzo, un esercizio di laboratorio per condividere le nostre storie di servizio in rete o in solitaria; il titolo dell’incontro erano proprio gli hastag #maidasoli #meglioinsieme.
Dopo la preghiera, insieme agli educatori dell’ACR, e un momento di racconto della nostra esperienza ci siamo confrontati con gli strumenti associativi per (ri)scoprire cosa dice l’AC sul gruppo e sull’animatore degli adulti: la scelta di avviare percorsi di gestione condivisa del gruppo non risponde solo ad esigenze organizzative o logistiche, ma è una palestra di sinodalità per cui il gruppo di AC – prima che un luogo formativo – è una palestra di vita comunitaria. A tale fine ci siamo lasciati 4 titoli cinematografici che possano indicare lo stile dell’animatore adulti:
– Il primo titolo proposto è proprio Senti chi parla, che – già dal titolo – ci accompagna a riscoprire la dimensione sinodale dell’animatore adulti, capace di ascoltare le esigenze di ciascuno e di mediare una proposta che possa parlare alla vita di questo tempo.
– L’emozionante percorso interpretato da Will Smith nelLa ricerca della felicità suggerisce all’animatore l’impegno a vivere il servizio come risposta gratuita per quanto ha ricevuto, da socio, in AC. La dimensione associativa ci ricorda infatti, che ciò che conta non è ‘la buona riuscita’ di un incontro, ma è il cammino comunitario in cui cerchiamo insieme, da laici, il Signore.
– Il film di animazione Inside out ricorda all’animatore la dimensione vocazionale del servizio in AC. Il servizio dell’animatore è prima di tutto risposta ad una chiamata che il Signore ci dona attraverso l’Associazione. È quindi bene viverlo come un’esperienza di fede che dona passi ad un cammino personale di incontro con Gesù.
– La trama di Si può fare! ci ha riportato infine alla dimensione relazionale dell’animatore adulti: le nostre comunità contengono tanti limiti – proprio come la cooperativa protagonista del film di Manfredonia – ma ogni animatore è chiamato ad accogliere tutti gli adulti che ha di fronte per suscitare in ciascuno percorsi di corresponsabilità.
…e non è finita qui: per tirare le conclusioni gli animatori sono stati chiamati a interpretare, in diretta, un’esperienza di laboratorio teatrale interattivo in cui veniva descritta la solitudine di un animatore adulti cercando di individuare, insieme, delle buone prassi da seguire!
Chiaramente questi momenti di incontro non sono risolutivi per ogni difficoltà che vive una realtà tanto complessa come quella del mondo adulto; eppure l’esperienza del laboratorio ci educa al confronto delle nostre storie e alla ricerca condivisa, che sicuramente sono il primo passo per aiutare i gruppi adulti a crescere nella corresponsabilità per dare il nostro contributo ad una Chiesa – e un’AC – sempre più in uscita!