Memoria di una persona per bene e amico carissimo …
Carissimi compagni di viaggio,
in uno degli incontri di preparazione al campo, mi è stato chiesto, in maniera delicatissima, di ricordare Pino Vuono, un mio / un nostro amico più che caro, per farlo conoscere a chi non ha avuto la gioia di incontrarlo e rifarne ”immagine” con i tanti che hanno avuto la provvidenza di accompagnarsi per un tratto di strada con lui, percorrendo, in particolare, quella della Chiesa locale nella esperienza della nostra amata e bellissima Azione cattolica sia diocesana che regionale.
Di questo ringrazio veramente di cuore il settore, la presidenza, gli assistenti e quegli amici che mi hanno voluto onorare con questo compito bellissimo. Non posso non scorgere in questo il misterioso filo rosso, che la Provvidenza ha voluto dipanare dalla volontà di Emilia – moglie carissima di Pino – e che si allaccia a questa richiesta dell’AC. Non avendolo potuto ricordarlo quando tu me lo hai chiesto, Emilia cara, mi appresto a farlo ora, in questo luogo che ha visto il ritorno di Pino alla consuetudine dei campi estivi di Azione Cattolica, dalla quale per motivi contingenti è stato per un periodo distante ma mai lontano… Spero di essere adeguato a questo compito non semplice, rispettando il suo stile garbato e mai sovra le righe.
Ricordare qualcuno non è mai facile, fare memoria di un amico più che caro, poi, è veramente arduo e complicato, perché tutto quello che si è condiviso insieme – veramente tantissimo – e che ti scalda il cuore nel ricordo intimo, quando vuoi o devi renderlo palese e funzionale a momenti “ufficiali” come questo, diventa sfuggente, poco delineabile, difficile da far riemergere dalla memoria del cuore per comunicarlo; oserei dire, diviene quasi restio ad essere condiviso.
Per presentare il mio “socio” ricorrerò a pochi flash, che non hanno la pretesa e non potrebbero, comunque essere né esaurienti, né esplicativi di un percorso di vita che dall’adolescenza –specialmente- in poi, ci ha visti insieme, quasi come “gemelli diversi”, tessitori ma anche oggetto di tante relazioni amicali, di tanta grazia amicale, di tanto di quel centuplo che il Signore ci ha promesso e che ci elargisce a piene mani ogni giorno. Anche quando da adulti i casi della vita ci hanno necessariamente allontanati, mai siamo stati distanti e quando ci si sentiva, era come essersi lasciati il giorno prima – ma questo, credo sia stata esperienza comune di tanti con Pino…
Pino è stato fino all’ultimo uno dei tanti umili servi della vigna del Signore, quelli senza utile; senza ribalte; quanta laboriosità nella e per la Chiesa; con lui abbiamo vissuto tanto e personalmente ho condiviso con Pino la responsabilità e l’amore per i giovanissimi di AC ( la prima commissione giovanissimi diocesana e regionale ce la inventammo, quanti chilometri tritati con la sua Fulvia…), insieme ai nostri assistenti mai dimenticati del tempo, don Gabriele che è già nella gloria del Padre e don Vincenzo che ancora predica la bellezza della fede e la libertà dei figli di Dio.
Quante volte, con i “soci” e compagni di viaggio abbiamo innovato la Chiesa e quante volte ci siamo trovati smarriti davanti alle “bestemmie ed alle prostituzioni ” della nostra chiesa di uomini. Mai però la tentazione di lasciare la nostra casa, mai la tentazione di giudicare il cuore di qualcuno, anzi, tanti i dolori da condividere e gli smarrimenti da affrontare con gli assistenti, i quali ci incitavano a scoprire la vocazione dei laici e la santità da laici in questa chiesa “prostituta e santa” come la definisce Sant’Agostino. Amare la Chiesa nonostante tutto, nonostante tutti; amare gli uomini nonostante tutti, nonostante tutto…
Erano gli anni “70/80” ed eravamo animati allora come ora dalla consapevolezza del nostro essere laici conciliari, del volerlo essere; percorrevamo –con i nostri eskimo – le strade nuove del dialogo e del Catechismo dei Giovani: “Non di solo pane 1” -che ha impregnato tanti tra noi-. Pensammo anche di fare di Caporosa un centro di spiritualità laicale – promosso dall’Azione Cattolica – tipo Spello… (con la benevolenza di don Dino Trabalzini)
Era un impegno a tutto tempo ma non solo per l’Azione cattolica, era per la Chiesa locale e quando il nostro arcivescovo, don Dino Trabalzini, successore del carissimo don Enea, ci chiese di recarci a Rieti per vivere l’esperienza dei Cursillos per poi impiantarli a Cosenza, rispondemmo –dopo esserci consultati con il nostro assistente don Gabriele- di sì; eravamo contenti di essere utili, insieme ad altri laici e non, di provenienza diversa, alla nostra chiesa locale… e una volta adempiuto il compito, “si tornò a casa”. Con grande sorpresa di qualcuno, per la “carriera sfumata”
Pino è stato –come preferivamo affermare allora, non senza destare polemiche, – un “artigiano” dell’Azione cattolica quando in tanti cercavano di essere o speravano di accreditarsi come “manager efficienti” della stessa… perdendo magari il senso ed il gusto dei rapporti personali, l’attenzione alle persone concrete, quelle che s’incontrano quotidianamente.
Pino questa dimensione non l’ha mai perduta! Anzi l’ha affinata e approfondita sempre più, specialmente con la scelta professionale –frutto spontaneo e naturale del suo vivere cristiano, del suo vivere sempre lo spirito vero dell’Azione Cattolica, in particolare nel suo dedicarsi ai minori, “ai giovanissimi in difficoltà” ed alle loro famiglie, alle quali al di là delle difficoltà a volte gravissime se non tragiche; Pino non mancava di infondere fiducia e serenità e speranza per il futuro principalmente affettivo da ricostruire con i loro figli. Tessitore e cultore delle relazioni umane, chiunque fosse l’uomo che avesse davanti, Pino era capace di trovare e perseguire sempre il buono…
Pino (da figlio del Concilio) in questo anticipava già il mistero e la bellezza ma anche la sfida dell’accoglienza di quella “Chiesa en salida” che papa Francesco ci addita e sprona a edificare e percorrere, ma che per molti rimane ancora cosa altra dal proprio quotidiano.
La civiltà dell’amore di Paolo VI, Pino l’ha vissuta ed edificata accogliendo l’esempio dei “suoi santi” antichi e nuovi: la carità di San Francesco da Paola, l’amore oratoriale di San Giovanni Bosco e della famiglia Salesiana, la maternità di suor Elena Aiello e la fermezza e la schiena diritta di Piergiorgio Frassati e Vittorio Bachelet, a noi così cari…
Lo slogan dell’Azione cattolica Preghiera, Azione, Sacrificio e Studio, Pino li ha incarnati, con i suoi limiti quotidiani di tutti noi pellegrini in viaggio, che si decantano nella certezza della gratuita misericordia di Dio e nella tenerezza di Maria, nei ragazzi da lui accolti anche ultimamente nell’Oratorio a Santa Teresa, nella sua famiglia, amando senza se e senza ma la sua compagna, scelta, voluta ed adorata fino all’ultimo, i suoi figli:Mario e Renato e il suo prediletto nipote Gabriel…
Amico mio caro, di San Francesco d’Assisi –patrono della nostra amata Associazione- hai mutuato il distacco dalle cose ed hai attraversato il tempo, che il Padre ti ha concesso, con levità, quella stessa che hai mantenuto fino alla fine, cosciente di avere combattuto la tua battaglia fino in fondo e di aver mantenuto la fede…
Lello De Marco, nell’immediatezza della tua “rinascita”, mi ha detto: “È scomparso uno di voi soci”.
E’ vero, alla “società” è venuto meno un pilastro, ma non sei scomparso…
Signore, tanto è il vuoto che Pino ci lascia,
tanto ha amato l’uomo, la Chiesa e l’Azione Cattolica.
Sicuramente hai accolto a braccia aperte il suo cuore grande,
la sua gamba “a fagiolo”che tanto favoriva le sue “finte calcistiche”,
quando giocava indossando la maglia della Reggina,
la sua solita barba, il suo sorriso sobrio e la sua generosità;
ma una cosa ancora Ti chiediamo e non stimarci ingrati:
Insieme a don Gabriele e don Dino, dagli la possibilità, ogni tanto,
di scorazzare sulla sua Fulvia col campanello al posto del clacson,
magari con Raggio, il suo cane, e la sua trota – Antonella – allevata nella vasca da bagno…
Sarà bello e gioioso per loro ma anche per te e la tua comunione di santi.
Grazie Signore per avercelo dato e grazie per il privilegio di averlo avuto, anzi di averlo come amico;
Grazie a tutti per l’attenzione e la disponibilità all’ascolto,
duc in altum a tutti,
Paolo Citrigno