La persona si rispetta, l’atto si rifiuta e si condanna.
La vicenda parigina (dalle vignette che hanno utilizzato le immagini di Maometto fino alla strage dei loro autori e alla gigantesca manifestazione di protesta) capita proprio mentre la Zanzara sta trattando il problema del rapporto tra aderenti a religioni diverse e le modalità dell’evangelizzazione.
Nell’intervento sulle modalità dell’evangelizzazione individuale, sono stati ricordati la I lettera di Pietro, l’invito di Benedetto XVI e l’episodio evangelico dell’adultera. Tutti e tre sono centrati sulla distinzione tra la persona e l’atto compiuto: la persona si rispetta, l’atto si rifiuta e si condanna.
In questi giorni, tuttavia, c’è stata molta confusione: per dimostrare che non si aveva paura si è usata una scritta: Je suis Charlie (Io sono Charlie) che, al di là delle vere intenzioni delle singole persone, può indicare indirettamente anche la conferma del contenuto offensivo delle vignette che contenevano l’immagine di Maometto. E, purtroppo, anche il primo numero dello stesso settimanale pubblicato dopo la manifestazione, continua a utilizzare l’immagine di Maometto, che è un’offesa per i seguaci dell’Islam i quali ritengono che sia sacra e non possa essere mai rappresentata in alcun modo. Questo fatto ha reso un favore ai terroristi, i quali possono continuare a presentarsi ai seguaci dell’Islam come gli eroici martiri difensori della loro fede.
Anche in Italia qualche politico continua in questa confusione tra terrorismo e Islam, danneggiando perciò anche la posizione della stragrande maggioranza dei seguaci di Maometto che invece non accettano il terrorismo come espressione autentica dell’Islam. Anche l’azione di papa Francesco, che intende favorire rapporti rispettosi tra le religioni e tra i popoli, è stata ugualmente accusata e soggetta a critica.
In ogni caso il rispetto delle persone e dei loro sentimenti non è un segnale di paura, ma è riaffermazione della pari dignità e uguaglianza di tutti gli uomini. Per questo motivo la libertà di parola e di stampa, elemento essenziale della democrazia, non può coesistere con la libertà di ingiuria. La democrazia, infatti, è prima di tutto uguaglianza tra le persone e perciò esige uguale rispetto per tutti, soprattutto per quelli che la pensano diversamente. Per criticare le posizioni altrui, infatti, non sono affatto necessarie parole o gesti offensivi. Anche la nostra Costituzione è chiarissima: l’art. 3 lo esprime in modo inequivocabile: «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali» (art. 3). E chi, ovviamente, manca di rispetto per le persone non rispetta la pari dignità e uguaglianza di tutti nella democrazia. E chi offende le persone e i loro sentimenti dimostra anche di non avere ragioni valide per per criticare gli errori altrui.