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ACR

CuorEtesta

“Modificare il contesto, fornire alternative, dal quale l’individuo può dedurre e fare le differenze; creare un ambiente in cui si può parlare, non dando soluzioni o giudicando un comportamento sbagliato, ma far vivere un’esperienza”. Le parole della Psicologa Mariagrazia Martire chiudono il laboratorio diocesano “Cuoretesta” per educatori dell’azione cattolica dei ragazzi, tenutosi il 6 marzo presso il Seminario Arcivescovile di Rende , con tema fondante la dinamica esperienziale e il rapporto con i ragazzi affidati.

La giornata in una prima fase ha vissuto un vero e proprio momento di confronto tra gli educatori provenienti dalle diverse realtà della diocesi, attraverso una riflessione personale sulle proprie relazioni con i soggetti educati, i ragazzi, riconoscendo in loro non dei semplici prototipi standard (il timido, l’iperattivo, il simpatico ecc.) ma dei volti e dei nomi.

Ogni ragazzo ha una propria storia e siamo chiamati ad avere una relazione particolare e autentica con ognuno di loro, riconoscendone le problematiche non in quanto l’educatore sia un risolutore di problemi, ma in quanto è chiamato ad essere un attento osservatore della vita di ognuno di loro. In tal senso è necessario il giusto equilibrio tra “testa“, la parte più razionale e “didattica” dell’educatore, e il “cuore”, ovvero l’insieme di sentimenti che ci spingono a volere bene al ragazzo, andando oltre ogni suo difetto.
La giornata è continuata con la Santa Messa Domenicale in cui l’assistente Acr diocesano Don Giampiero Belcastro, sulla scia della parabola del “figlio prodigo”, ha ricordato a tutti che siamo chiamati ad essere strumenti nelle mani di Dio, restando fedeli alle sue promesse.

Nel primo pomeriggio l’incontro con la Dottoressa Mariagrazia Martire si è rivelato pieno di spunti interessanti concernenti la dinamica educativa e relazionale con il ragazzo. La Dottoressa, rispondendo alla sintesi delle riflessioni generate dal confronto mattutino, ha delineato concetti e comportamenti essenziali e necessari per l’attività dell’educatore.
In primo luogo, la psicologa ha messo in rilievo come alcune consuetudini siano inadatte: ad esempio il chiedersi il “perché” di un comportamento di un ragazzo che necessita di essere trasformato in “quando lo fa”, “quanto lo fa”, “dove lo fa” che ci da la possibilità di misurare il problema e quindi individuare la strada per le migliori soluzioni possibili.
Successivamente, intervenendo rispetto alle tematiche attuali, come l’utilizzo dei social network, la dottoressa ha puntualizzato come siamo chiamati a fornire un’alternativa ai ragazzi, una strada diversa, affinché possano scegliere e non conformarsi nell’unica via che la nostra realtà oggi sembra proporci.

A conclusione della giornata si rileva la necessità di un confronto dell’educatore con gli esperti di dinamiche educative e comportamentali affinchè la formazione della propria coscienza e della propria attività di servizio sia conformata strettamente alla realtà che ci circonda e al contesto in cui viviamo, cosicché il cuore cammini, in un equilibrio giusto e migliore, con la testa.
L’Azione Cattolica, sempre attenta ad accogliere prospettive nuove, da questo laboratorio “esperienziale” vuole ripartire consapevole che la vita dei ragazzi “ci sta a cuore” e nella serietà e nella bellezza del compito educativo siamo chiamati a servire con la testa e con il cuore.

Pier Maria Prisco