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IL TEMPO DELLA RICONOSCENZA
In queste giornate penso tanto. Tra l’ascolto di un bollettino e una festa di compleanno su skype mi trovo spesso a masticare sogni e progetti, sofferenze passate e voglia di novità.
Più volte ci siamo detti che questo è un tempo sospeso, ma non è sospesa la mia capacità di guardare con attenzione nelle pieghe della storia che vivo.
Siamo chiamati ad abitare questo momento – di fatica, di relazioni congelate, di progetti in forse – da laici credenti che si mettono in ascolto di una Parola che continua a chiamarci. E io!?
Papa Francesco venerdì 27 marzo diceva: “Il Signore ci interpella dalla sua croce a ritrovare la vita che ci attende, a guardare verso coloro che ci reclamano, a rafforzare, riconoscere e incentivare la grazia che ci abita.”: è un tempo per ri-conoscere una grazia. Il Signore si fa mio compagno da tanto – da sempre! – allora forse questo può essere il tempo per rileggere la mia storia, nei suoi doni come nelle fragilità, e riconoscere le meraviglie che il Signore ha operato. È l’esperienza di un racconto che si fa preghiera di ringraziamento!
E poi provo a riconoscere una chiamata che non riguarda solo me, ma tutta la nostra terra! Questa esperienza mi chiama, insieme a chi mi è accanto, a ricomprendere nuovamente ciò che conta per me, per l’altro, per la comunità: siamo chiamati ad un vero esercizio di discernimento per ri-pensare il sistema paese. Forse questa situazione così drammatica mi apre un sentiero per avvicinarmi ad un futuro più umano, dove la vita dell’altro mi interessa, dove ciascuno è davvero affidato alla responsabilità del fratello. Bisogna quindi fare distinzione, separare…
L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme.
Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più.
Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.
Italo Calvino, Le città invisibili
…e poi mi sperimento solo, con meno cose da fare: questa occasione aiuta in qualche modo a guardarmi allo specchio per scoprire nel vuoto di alcune giornate chi sono davvero: non serve darsi delle pagelle, ma sento il bisogno di scoprire cosa conta per accogliermi meglio. Se da un lato questo tempo fluido mi confonde, dall’altra non sono ‘stordito’ da un’agenda che si riempie ad incastro come un tetris che ha quasi paura del vuoto… Perché in fondo, pensandoci bene, questo tempo non è vuoto, ci sono io!
Allora questo è il tempo per riconoscermi (proprio in senso letterale di chi si ‘conoscersi un’altra volta’): provo a osservare il mio carattere, il mio modo di abitare le relazioni, gli eventi, do un nome alle paure e ai pensieri. Provo a chiedermi come sono, com’ero, in cosa sono cambiato: magari scopro qualcosa di nuovo per dare una sostanza diversa al mio nome.
Una delle poche cose, anzi forse la sola ch’io sapessi di certo era questa: che mi chiamavo Mattia Pascal. E me ne approfittavo. Ogni qual volta qualcuno de’ miei amici o conoscenti dimostrava d’aver perduto il senno fino al punto di venire da me per qualche consiglio o suggerimento, mi stringevo nelle spalle, socchiudevo gli occhi e gli rispondevo:
— Io mi chiamo Mattia Pascal.
— Grazie, caro. Questo lo so.
— E ti par poco?
L. Pirandello, Il fu Mattia Pascal
Il tempo per riconoscere allora è tempo della riconoscenza: esercitare i nostri occhi e i nostri cuori perché siano attenti a cogliere i segni dei tempi (Mt 16, 3) perché questa storia diventi profezia di fraternità per il nostro tempo e per quelli che verranno.
Non è il tempo del tuo giudizio, ma del nostro giudizio: il tempo di scegliere che cosa conta e che cosa passa, di separare ciò che è necessario da ciò che non lo è. È il tempo di reimpostare la rotta della vita verso di Te, Signore, e verso gli altri.
Papa Francesco, 27 marzo 2020
Per allargare la riflessione consigliamo l’ascolto di “Sedici modi di dire verde” (N. Fabi, 2012)
Può essere utile anche il video con la riflessione di Francesco Carrozzo, del Settore Adulti nazionale, dedicato al #tempovuoto