Siamo compiuti solo accanto all’altro
Mi è stato chiesto un racconto dell’esperienza vissuta il fine settimana scorso a Roma in occasione della prima Assemblea Sinodale delle Chiese Italiane nella veste di delegata diocesana. Siamo ormai nell’ultima fase del cammino sinodale ossia la fase cosiddetta “profetica” . Dopo le tappe “narrativa e sapienziale”, di ascolto delle diverse esperienze nelle singole comunità e territori e di lettura spirituale delle stesse, nella fase attuale si sta provando e si proverà ad indirizzare il lavoro verso alcune scelte che saranno poi riconsegnate a tutti perché possano orientare il futuro della nostra Chiesa.
Entrata nella Basilica di S. Paolo Fuori Le Mura dove si è svolta l’assemblea, la sensazione è stata quella del rimanere senza fiato vista l’immensità dello spazio e la bellezza a tratti dispersiva, la solennità di un luogo che si è, in poco tempo, trasformata in familiarità e prossimità. Le giornate si sono svolte intorno ai “tavoli” tematici, ogni tavolo, formato da 10 partecipanti tra cui laici, sacerdoti, vescovi e cardinali, affrontava una tematica diversa tra quelle emerse dalla sintesi dei contributi di tutte le diocesi durante le fasi precedenti.
Potrei riassumere tutta l’esperienza con la parola STUPORE …mi ha stupita ascoltare gli interventi iniziali pieni di umiltà e di speranza, di un’idea di Chiesa che non si chiude al suo interno ma che si lascia toccare profondamente dalla realtà; mi ha stupita il tipo di confronto che si è instaurato, vero, desideroso di mettere in dialogo realtà e punti prospettici differenti e di trovare la chiave di lettura compositiva di tutti i diversi modi di vedere; mi ha stupita una volontà e un interesse di coinvolgimento delle diverse sfaccettature della realtà ecclesiale, sociale e culturale che non avevo mai percepito in modo così forte; mi ha stupita vedere tra i laici partecipanti così tanti soci di Azione Cattolica negli occhi dei quali ho letto la stessa passione che ha accompagnato me.
I temi trattati dicono tanto alla nostra associazione, come la cura del Creato, la sostenibilità, il protagonismo dei giovani, i percorsi di iniziazione cristiana, la comunicazione, la liturgia, la formazione e tanti altri e confermano i nodi sui quali da tempo ci stiamo interrogando, indicano che la strada da percorrere è necessariamente insieme. La complessità della realtà si può abitare custodendo la Verità di Cristo ed attraversando le differenze, valorizzando e accogliendo l’identità dell’altro, ogni storia, ogni stagione della vita dell’uomo, ogni domanda di senso, perché tutto è nel cuore di Dio e solo scrutando questo cuore e orientandoci ad esso possiamo andare avanti. Questo probabilmente significherà rinunciare a qualcosa, affinare lo sguardo, cambiare e ricambiare posizione per vedere ancora meglio la realtà, riscoprire cosa e chi è essenziale, sapere che nella storia continua l’opera di Dio e noi possiamo intercettarla ed esserne compartecipi, essere segno del Suo amore per ogni creatura.
Concludo queste poche righe che non possono essere esaustive di tutti i pensieri che hanno riempito la mia mente ed il mio cuore in questi giorni, ma possono essere in qualche modo racchiusi in un pezzo di una recente canzone di Niccolò Fabi dal titolo “Punto di vista” e che sintetizzano molto bene una speranza, uno stile, un’apertura che supera noi stessi e che ci vede compiuti solo accanto all’altro …
“Non dobbiamo più nasconderci …smontiamoci e facciamoci a pezzi, scambiamoci gli occhi e scambiamoci i sensi, scambiamoci ogni cosa che ci faccia stupire, cambiamo angolazioni e modi di percepire qualsiasi cosa che ci faccia imparare un’altra visione del mondo, del tempo e dell’amore.”
Gaia Carlucci
consigliere diocesano Settore adulti
delegata diocesano per il sinodo